
Quando accendiamo la televisione e vediamo le immagini di Gaza, quando leggiamo sui giornali l’ennesima escalation tra israeliani e palestinesi, quando ascoltiamo i dibattiti infuocati sui social media, ci troviamo quasi sempre di fronte a una narrazione parziale. Da una parte c’è chi difende a spada tratta Israele, dall’altra chi sostiene incondizionatamente la causa palestinese. Ma quanti di noi conoscono davvero la storia completa di quel piccolo lembo di terra che da decenni è al centro dell’attenzione mondiale?
“Israele e Palestina, radici di un conflitto millenario” non è l’ennesimo libro di parte. Non è un pamphlet pro-Israele né un manifesto filo-palestinese. È qualcosa di molto più raro e prezioso: un tentativo rigoroso, documentato e onesto di raccontare la storia di quella regione e dei suoi abitanti senza prendere posizione, senza giudicare, senza semplificare.
Perché questo libro è diverso dagli altri
La differenza fondamentale rispetto alla maggior parte delle pubblicazioni sul conflitto israelo-palestinese sta nell’approccio metodologico. L’autore non parte dal 1948, come fanno molti testi che si concentrano sulla nascita dello Stato di Israele. Non comincia nemmeno dal movimento sionista di fine Ottocento o dalla dominazione ottomana. Il libro va indietro nel tempo fino a tremila anni prima di Cristo, quando quella terra che oggi chiamiamo Israele e Palestina era abitata dai Cananei e da altri popoli proto-storici.
Questo sguardo lungo, lunghissimo, permette di capire una verità scomoda: quella terra è sempre stata contesa, sempre è stata crocevia di popoli, imperi, religioni e civiltà. Non esiste un “proprietario originario” indiscutibile, non c’è una narrazione storica che possa pretendere di essere l’unica vera. E proprio questa complessità, questa stratificazione di culture e rivendicazioni, è alla base del conflitto contemporaneo.
Un viaggio attraverso tremila anni di storia
Il libro si apre con un’introduzione metodologica fondamentale, dove l’autore spiega le fonti utilizzate, l’approccio storiografico adottato e soprattutto la sfida enorme di mantenere la neutralità quando si parla di un conflitto ancora in corso, che suscita passioni fortissime e divisioni profonde anche tra gli storici.
Poi inizia il vero e proprio viaggio storico. La prima parte ci porta nella Mezzaluna Fertile, ci racconta dei primi insediamenti, dell’emergere delle città-stato, delle narrazioni bibliche confrontate con le evidenze archeologiche. Scopriamo che dietro i racconti dell’Esodo e della conquista di Canaan c’è un dibattito storiografico complesso, dove fede e ricerca scientifica si incontrano e talvolta si scontrano.
Attraversiamo i regni di Israele e Giuda, l’età monarchica di Davide e Salomone, la divisione del regno, le invasioni assire e babilonesi, l’esilio e il ritorno. Ma il libro non si limita a narrare gli eventi dal punto di vista ebraico. Parallelamente, ci mostra come quella terra fosse abitata da altri popoli, come le dominazioni straniere (persiane, greche, romane) abbiano lasciato tracce profonde nella cultura e nell’identità di tutti i suoi abitanti.
L’avvento dell’Islam e le trasformazioni medievali
La seconda parte del libro affronta un periodo spesso trascurato nelle narrazioni contemporanee: i secoli tra la conquista araba del 638 e la fine del Medio Evo. È in questi secoli che avviene una trasformazione demografica e culturale fondamentale: l’islamizzazione graduale della popolazione locale, l’arrivo di tribù arabe, la formazione di quella che diventerà l’identità arabo-palestinese.
Ma anche in questo periodo la storia non è lineare. Ci sono le Crociate, con l’arrivo degli eserciti cristiani europei e la creazione di effimeri Stati crociati. C’è la resistenza islamica guidata da figure leggendarie come Salah al-Din. C’è il dominio mamelucco, che lascia un’impronta duratura nell’organizzazione territoriale della regione.
E in tutto questo, il libro non dimentica le comunità ebraiche che continuavano a vivere in Palestina, mai completamente scomparse nonostante la grande Diaspora seguita alla distruzione del Secondo Tempio romano.
L’Impero Ottomano e le prime tensioni moderne
Con la conquista ottomana del 1517 inizia un nuovo capitolo. Per quattro secoli la Palestina sarà parte di un grande impero multietnico e multireligioso, organizzato secondo il sistema dei millet, che garantiva una certa autonomia alle diverse comunità confessionali.
È in questo periodo, e soprattutto verso la fine del dominio ottomano, che nascono i movimenti nazionali che porteranno al conflitto contemporaneo. Da una parte, il risveglio nazionale arabo, con le sue aspirazioni all’indipendenza e alla creazione di Stati nazionali nel mondo arabo. Dall’altra, il sionismo, nato come risposta all’antisemitismo europeo e al fallimento dell’emancipazione ebraica in Occidente.
Il libro dedica capitoli separati a entrambi i movimenti, mostrandone le origini, le motivazioni, le aspirazioni. E racconta le prime aliyot, le ondate di immigrazione ebraica in Palestina, l’acquisto di terre, la creazione dei primi insediamenti agricoli, e le prime reazioni, talvolta ostili, della popolazione araba locale che vedeva con preoccupazione questi nuovi arrivi.
Il Mandato britannico: promesse contraddittorie e destini incrociati
La quarta parte è forse la più importante per capire le radici dirette del conflitto attuale. Qui scopriamo come le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale abbiano fatto promesse contraddittorie: agli arabi, promettendo indipendenza in cambio del loro aiuto contro gli ottomani; agli ebrei, con la Dichiarazione Balfour che sosteneva la creazione di un “focolare nazionale ebraico” in Palestina; tra loro stesse, con gli accordi segreti Sykes-Picot per spartirsi il Medio Oriente.
Il Mandato britannico diventa così un periodo di crescenti tensioni. L’immigrazione ebraica aumenta, soprattutto dopo l’avvento del nazismo in Germania. Gli ebrei costruiscono istituzioni proto-statali, sviluppano l’economia, acquistano terre. Gli arabi palestinesi, che costituiscono ancora la maggioranza della popolazione, si sentono sempre più minacciati e reagiscono con boicottaggi, proteste e infine con la Grande Rivolta del 1936-1939.
Il libro non nasconde le violenze di entrambe le parti: i massacri, gli attentati, le rappresaglie. Ma le contestualizza sempre, mostrando le paure, le aspirazioni, le logiche che muovevano i diversi attori.
Dalla Shoah alla Nakba: il 1948 e la grande catastrofe
L’Olocausto cambia tutto. La tragedia dello sterminio di sei milioni di ebrei europei dà una spinta morale potentissima al progetto sionista. I sopravvissuti cercano rifugio, e la Palestina diventa per molti l’unica destinazione possibile. Ma la terra è già abitata, e gli arabi palestinesi non vogliono pagare il prezzo di una tragedia europea di cui non hanno responsabilità.
Il piano di partizione dell’ONU del 1947, la dichiarazione di indipendenza israeliana del 1948, la prima guerra arabo-israeliana, l’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi: questi eventi cambiano per sempre la geografia umana della regione. Il libro dedica capitoli dettagliati a questi passaggi cruciali, usando fonti di entrambe le parti e mostrando come la memoria storica di quegli eventi sia radicalmente diversa per israeliani e palestinesi.
Per gli israeliani è la guerra di indipendenza, la nascita miracolosa di uno Stato ebraico dopo duemila anni. Per i palestinesi è la Nakba, la catastrofe, la perdita della patria e l’inizio di un esilio che per molti dura ancora oggi.
Guerre, occupazione e la questione irrisolta dei rifugiati
Le parti successive del libro attraversano le guerre successive: quella del 1967, che porta Israele a occupare la Cisgiordania, Gaza, il Golan e il Sinai; quella del Kippur del 1973, che segna un punto di svolta psicologico per entrambe le parti; l’invasione del Libano del 1982.
Ma il libro non si limita a narrare le operazioni militari. Dedica ampio spazio alle conseguenze di lungo periodo: la questione dei rifugiati palestinesi, ospitati in campi che dovevano essere provvisori e sono diventati città permanenti; la politica degli insediamenti nei Territori Occupati, che ha trasformato la geografia della Cisgiordania e complicato enormemente qualsiasi soluzione futura; l’evoluzione delle leadership palestinesi, dall’OLP di Arafat a Hamas.
Le Intifade e i falliti processi di pace
I capitoli sulle due Intifade sono particolarmente toccanti. La prima, quella delle pietre, scoppiata nel 1987, mostra una popolazione stanca dell’occupazione che si ribella con mezzi rudimentali. La seconda, quella di Al-Aqsa del 2000, è molto più violenta e sanguinosa, segnata dagli attentati suicidi e dalle durissime rappresaglie israeliane.
In mezzo ci sono gli Accordi di Oslo, quel processo di pace che alla fine degli anni Novanta sembrava poter portare finalmente alla soluzione. Il libro racconta in dettaglio i negoziati segreti in Norvegia, gli accordi firmati tra Rabin e Arafat, la creazione dell’Autorità Nazionale Palestinese. Ma racconta anche il fallimento: l’assassinio di Rabin da parte di un estremista ebraico, il rallentamento del processo, i negoziati di Camp David II del 2000 che non portano a nulla.
La divisione palestinese e le guerre di Gaza
Un capitolo fondamentale è dedicato all’ascesa di Hamas, il movimento islamista che nel 2006 vince le elezioni palestinesi e prende il controllo di Gaza. La scissione tra Hamas e Fatah spacca geograficamente e politicamente i palestinesi, rendendo ancora più difficile qualsiasi negoziato di pace.
Le guerre successive a Gaza (2008-2009, 2012, 2014, 2021, e l’attuale del 2023-2024) sono narrate con attenzione alle dinamiche militari ma anche, soprattutto, all’impatto umanitario su una popolazione civile intrappolata in uno dei territori più densamente popolati al mondo.
L’analisi contemporanea: i nodi irrisolti
L’ultima parte del libro è forse la più importante per chi vuole capire la situazione attuale. Qui l’autore analizza sistematicamente i grandi nodi irrisolti del conflitto: lo status di Gerusalemme, città santa per tre religioni e rivendicata come capitale da entrambe le parti; la questione dei rifugiati e del diritto al ritorno; le colonie israeliane nei Territori Occupati e la loro legalità secondo il diritto internazionale.
Ma soprattutto, il libro affronta il tema delle identità nazionali. Come si è formata l’identità israeliana moderna, fatta di immigrati provenienti da decine di paesi diversi? Come si è costruita l’identità palestinese, che prima del Novecento non esisteva come tale? E perché queste due narrazioni storiche sono così incompatibili?
Non manca un’analisi del ruolo degli attori esterni: gli Stati Uniti, tradizionale alleato di Israele; l’Europa, divisa tra sostegno a Israele e solidarietà con i palestinesi; le potenze regionali come Iran, Arabia Saudita, Egitto e Turchia, ciascuna con i propri interessi e le proprie strategie.
Gli scenari futuri: oltre le semplificazioni
Il libro si conclude con un capitolo sugli scenari futuri, dove l’autore mantiene la sua promessa di neutralità non proponendo soluzioni ma analizzando obiettivamente le diverse opzioni sul tavolo: la classica soluzione a due Stati, sempre più difficile da realizzare con l’espansione delle colonie; l’ipotesi di uno Stato unico, binazionale o con pari diritti per tutti; le idee di confederazione o di accordi regionali più ampi; e la possibilità che lo status quo, per quanto insostenibile, possa continuare ancora a lungo.
Perché dovresti leggere questo libro
Viviamo in un’epoca di polarizzazione estrema. Su qualsiasi tema, siamo spinti a schierarci, a scegliere una parte, a semplificare la realtà in bianco e nero. Il conflitto israelo-palestinese è forse l’esempio più drammatico di questa tendenza. Sui social media, nei talk show, nelle discussioni tra amici, è quasi impossibile mantenere una posizione equilibrata senza essere accusati di essere “dalla parte del nemico” da entrambi gli schieramenti.
Questo libro è un antidoto a questa semplificazione. Non ti dirà chi ha ragione e chi ha torto, perché la storia non è così semplice. Ti mostrerà invece che entrambi i popoli hanno ragioni storiche profonde per le loro rivendicazioni, che entrambi hanno subito ingiustizie e traumi, che entrambi hanno commesso errori e violenze.
Ti aiuterà a capire perché un israeliano vede la fondazione del suo Stato come un miracolo e una necessità esistenziale dopo l’Olocausto, e perché un palestinese vede lo stesso evento come una catastrofe che ha distrutto la sua società. Ti farà comprendere perché Gerusalemme è così importante per entrambe le parti, perché la questione dei rifugiati è così spinosa, perché le colonie sono un ostacolo così grande alla pace.
Ma soprattutto, ti darà gli strumenti per formarti un’opinione informata, basata sui fatti storici e non sulla propaganda di parte. Ti permetterà di seguire le notizie dal Medio Oriente con una consapevolezza diversa, di capire il contesto dietro ogni escalation, di riconoscere le semplificazioni e le falsità quando le incontri.
Un libro accessibile ma rigoroso
Nonostante la profondità dell’analisi e l’ampiezza della prospettiva storica, il libro è scritto con uno stile chiaro e accessibile. Non serve essere storici o esperti di Medio Oriente per leggerlo. L’autore spiega i termini tecnici, fornisce il contesto necessario, usa un linguaggio diretto e comprensibile.
Le carte geografiche e le mappe storiche che corredano il testo aiutano a visualizzare i cambiamenti territoriali nel corso dei secoli. La cronologia essenziale in appendice permette di avere sempre a portata di mano le date chiave. Il glossario risolve ogni dubbio terminologico. E la bibliografia ragionata offre suggerimenti per chi vuole approfondire ulteriormente.
Un libro per tutti, necessario più che mai
In un momento in cui il conflitto israelo-palestinese è tornato drammaticamente al centro dell’attenzione mondiale, con la guerra a Gaza che ha causato migliaia di vittime e una crisi umanitaria devastante, capire le radici profonde di questo conflitto non è più un lusso intellettuale ma una necessità.
Che tu sia uno studente che vuole capire meglio la storia contemporanea, un insegnante che cerca materiale equilibrato da proporre in classe, un giornalista che vuole approfondire il contesto delle notizie che racconta, o semplicemente un cittadino curioso che vuole formarsi un’opinione informata, questo libro è per te.
Non aspettarti soluzioni facili o risposte definitive. Aspettati invece di essere sfidato nelle tue certezze, di scoprire complessità dove pensavi ci fosse semplicità, di comprendere ragioni dove vedevi solo torti. Aspettati di uscire dalla lettura con più domande di quelle con cui sei entrato, ma anche con gli strumenti per cercare le risposte.
“Israele e Palestina, radici di un conflitto millenario” è il libro che mancava nel panorama editoriale italiano: un’opera rigorosa ma accessibile, completa ma non dispersiva, equilibrata ma non neutrale nel senso dell’indifferenza. È un libro che prende sul serio la sofferenza di entrambi i popoli, che rispetta le ragioni di entrambe le parti, che riconosce l’umanità di tutti i protagonisti di questa tragedia che dura da troppo tempo.
Un libro necessario, oggi più che mai.